È indicato sulle confezioni di alcuni prodotti cosmetici e, naturalmente, dei solari con la sigla SPF (dall’inglese Sun Protection Factor), seguita da un numero. «Questo numero definisce la capacità del prodotto di resistere ai raggi UVB, che sono i responsabili dell’abbronzatura della pelle sotto il sole» spiega Pascale Mora, direttrice della Comunicazione Scientifica di Vichy. L’Unione Europea si è pronunciata sul tema, dichiarando non adatti i prodotti con indici di protezione inferiori a 6.
«6, 10,15, 20,30, 50 o 50+, la differenza consiste nel fatto che più l’indice è elevato, più a lungo ci si può esporre ai raggi del sole» spiega Pascale Mora. Ma, sotto il sole, le pelli non sono tutte uguali. La ragione? L’esistenza di diversi fototipi. È per questo motivo che, ad esempio, le pelli chiare possono scottarsi anche dopo soli pochi minuti di esposizione mentre le pelli scure resistono più a lungo ai raggi UVB.
La raccomandazione dell’esperta: «Bisogna scegliere l’indice di protezione in funzione del proprio tipo di pelle» aggiunge Pascale Mora. Un indice 50 è indispensabile per le pelli chiare e molto chiare. Gli indici 30 o 15 sono invece riservati alle pelli scure.
I raggi UVA sono i più penetranti tra gli UV. «Sono in grado di attraversare le nuvole, i vetri e di andare a colpire direttamente l’epidermide; sono responsabili dell’invecchiamento cutaneo e possono danneggiare la pelle in profondità. Per proteggersi dal loro attacco, verificare sempre che sulla confezione, oltre all’indice SPF, sia presente anche il simbolo UVA che indica la capacità del solare di proteggere la pelle dagli UVA» consiglia Pascale Mora.
L’efficacia di un indice solare è determinata anche dalla quantità di crema che si applica sulla pelle: in genere andrebbero applicati 2 mg per cm2, cioè circa 20 ml su tutto il corpo. L’equivalente di una pallina da golf per proteggersi dalla testa ai piedi. «Inoltre, è importante riapplicare il prodotto frequentemente perché, con il passare del tempo, la protezione non è più ottimale. E evitare di esporsi tra mezzogiorno e le quattro del pomeriggio, le ore del giorno in cui i raggi UV sono più intensi» raccomanda Pascale Mora.
La Redazione
giovedì 12 gennaio
Uno dei rimedi farmacologici più prescritti in assoluto sono le statine. Recentemente negli USA sono state ampliate le fasce di pazienti a cui vengono consigliati
La loro efficacia è indubbia nei casi in cui colesterolo alto dipende da cause endogene, di fatto andrebbero prescritte solo a persone con alto rischio d’infarto o ictus.
Resta da valutare il motivo per cui in realtà vengono prescritte con grande facilità non appena il colesterolo totale supera appena la soglia dei 200, spesso senza valutare se esistano alternative, ad esempio correggere l’alimentazione.
Infatti va rilevato che l’uso di queste sostanze non è privo di effetti collaterali, a volte anche fortemente debilitanti: prima di tutto si segnalano problemi muscolari. Le statine, oltre a bloccare la produzione di colesterolo, bloccano anche enzimi che presiedono alle attività muscolari, con conseguente perdita di tessuto muscolare, dolore e intorpidimento delle estremità, infiammazioni a tendini e legamenti.
Le cellule muscolari morte liberano una sostanza, la mioglobina, che a sua volta può causare problemi a livello renale. Altre problematiche causate dalle statine possono colpire il fegato (infatti vengono fatte controllare spesso le transaminasi in chi fa uso regolare di statine), si può verificare un aumento della glicemia e conseguente aumento del rischio di diabete, talvolta si sono rilevati anche problemi cognitivi.
Le interazioni con altri farmaci ne aumentano facilmente la tossicità (pensiamo agli anziani che assumono contemporaneamente farmaci cardioattivi o contro l’artrite…)
Un rimedio nutraceutico particolarmente valido è il riso rosso fermentato con Monascus Purpureus (un lievito) che aiuta a mantenere in maniera fisiologica i valori normali di colesterolo.
Il riso rosso fermentato è considerato un integratore alimentare, da assumere in capsule e da evitare in gravidanza, allattamento o in concomitanza con farmaci ipolipemizzanti.
Tra i gemmo-derivati si possono usare in associazione
uno un quarto d’ora prima di pranzo e l’altro prima di cena.
Tra i fitoterapici più efficaci si distinguono la tintura madre di Carciofo, di Fumaria, di Tarassaco e di Aglio. Una tisana che coadiuvi l’azione di altri rimedi può essere composta da Cardo Mariano, Rosmarino e Zenzero fresco.